mercoledì 4 marzo 2015

Spungade de Córna

Masso delle sante, Capo di Ponte


















English below

“La Valle Camonica è una madia che conserva i suoi pani di pietra”

"Spungade de Córna"(spongada di pietra) è stata una celebrazione dei massi della Valle Camonica, territorio votato ad un millenario e persistente  interesse  per la pietra incisa.
Per mezzo di una rielaborazione simbolica del pane dolce principe della festa Camuna, la Spongada, la comunità, per mezzo della Pro Loco, i commercianti e la parrocchia, si sono riappropriati del loro territorio, assimilandolo (letteralmente) e guardandolo quindi da un'altra angolazione,riconsiderando le dinamiche che lo governano.
L'incontro è avvenuto nell'antico borgo di Serio, Capo di Ponte (BS), attorno al masso detto "delle Sante", il quale porta i segni di un culto che dal I millennio a.c. arriva ai giorni nostri.
A sancire questo nuovo contratto con la valle e i suoi abitanti è stato posizionato un "porta Spongada" di ceramica che rappresenta l'antica cappella di Serio, distrutta dallo stesso masso delle Sante.
L'urna riposa in compagnia del masso, in attesa che con lo sciogliersi del prossimo inverno, venga sancito un nuovo patto.
IL progetto si inserisce all'interno di Aperto_art on the border, residenza promossa dal distretto culturale della Valle Camonica e la Comunità Montana.
Artisti per l'edizione 2014:

Alessandro Nassiri 
Carlo Spiga
Eugenia Vanni

Tutte le foto sono di Alessandro Nassiri, eccetto le ultime due.

Spungade de Córna, chiesa delle Sante, Capo di Ponte

















Masso delle Sante
















Cappella del Masso, Coro Rosa Camuna
















Spongada di pietra































Porta Spongada, cappella del masso






















English
 
"The Camonica Valley is a kneading trough that preserve its stone breads"

"Spungade de Corna" (Camunian language: Spongada of stone) is a celebration of the rocks of Camonica Valley, territory voted to a millennial and persistent interest in the engraved stone. 

Through the symbolic elaboration of sweet bread prince of the Camunian party, the Spongada, the community by means of the Pro Loco, traders and the parish, take back their own territory, assimilating it (literally) and changing the point of view, reconsidering the dynamics that rule it.
The meeting took place in the ancient village of Serio, Capo di Ponte (BS), around the boulder called "of the Saints", which bears the marks of a cult from the first millennium BC to the present day.
To sanction this new agreement with the valley and its inhabitants was positioned a ceramic "Porta Spongada" (container for spongade) which represents the old chapel of Serio, destroyed by the same "Saints" boulder.
The urn rests in the company of the boulder, waiting, with the melting of the coming winter, the confirm of a new pact. 
The project is part of "Aperto_art on the border", artist residency sponsored by the cultural district of Vallecamonica and the Mountain Community.

Artists for the 2014 edition:


Alessandro Nassiri
Carlo Spiga
Eugenia Vanni


lunedì 23 febbraio 2015

Un anno a Mondovi'. Muzette e l'Orologio della funicolare.



Mondovi' Piazza vista dalla torre civica (foto di Matteo Rubbi).

















Short english version below

Mondovi' (CN), 2014/2015, due progetti, il primo nato all'interno di "Polvere di Stelle, La ceramica  contemporanea di Céleste Boursier-Mougenot e Matteo Rubbi" a cura di Chiara Bertola, Giacinto Di Pietrantonio e Christiana Fissore, il secondo, in conseguenza, si è sviluppato quasi autonomamente trovando casa all'interno della stazione della Funicolare del piccolo centro piemontese.

MUZETTE


MUZETTE, foto di scena (foto Leonardo Chiappini).
(testo dal catalogo)

La performance presentata al Circolo sociale di lettura di Mondovì Piazza è stata una libera interpretazione dal brano per Viola da gamba Muzette, del compositore francese Marin Marais (1656-1728), eseguita con una riproduzione dello strumento d’epoca e accompagnata da un tappeto di percussioni ceramiche dalla collezione del museo della ceramica di Mondovì.
Da questo incontro è stato girato un video nella “Sala Fracchia” del Circolo di lettura Monregalese.
Introdotta dagli armonici di un canto gutturale eseguito usando un vaso come cassa armonica, la melodia barocca si fa strada nella sala, mentre il tintinnio delle ceramiche storiche le fa eco lontano.
Gradualmente la viola prende possesso dello spazio, passando da un lieve pizzicato all’archetto.  L’incedere si fa più sostenuto, dando al ballo la sua dimensione ideale.
Nel momento in cui il brano prende corpo, anche le percussioni s’intensificano, aggrovigliandosi in una poliritmia man mano più aggressiva che non lascia terreno allo strumento a corde, minandone la stabilità e il primato tonale.
Si va progressivamente e inesorabilmente verso un vortice sonoro che risucchia tutto, dai musicisti, all’intera sala e le sue pitture murali secondo un movimento centrifugo che riporta il brano alla sua dimensione originaria di ruvida e frenetica danza popolare occitana.
Lo spazio dell’azione cade sotto i colpi feroci di una musica che non è più temperata ma arcaica e dissonante.
In Muzette gli elementi sono semplici, fondamentali, la Viola da Gamba, regina delle corti europee ma anche dell’intrattenimento domestico della piccola aristocrazia e le ceramiche, tazzine, piatti da dolce e caraffe, seppur perfettamente collocati e giustificati nelle ricche sale del Circolo sociale di lettura, nel loro incontro-scontro, ne escono frammentati svelando la loro natura più intima.


Carlo Spiga, percussioni, voce, chitarra.
Roberto Bevilacqua, Viola da gamba.
Leonardo Chiappini, regia, riprese e montaggio.

Il video MUZETTE sarà presto online!


Orologio della funicolare
 
Orologio della funicolare, durante le registrazioni alla chiesa della missione (foto Francesco Medda)

(dal comunicato stampa)
Concerto per ceramiche, chiese, torri campanarie e paesaggi sonori di Mondovì, ripercorrendo le ore, le mezze e i minuti di un giorno.
La stazione della funicolare di Mondovì ospita un'opera d'arte sonora realizzata da Francesco Medda, Matteo Rubbi e Carlo Spiga.
Una selezione di ceramiche storiche provenienti dal Museo della ceramica della città, insieme a biscotti di nuova produzione della fabbrica Besio 1842 sono stati "suonati" come veri e propri strumenti musicali all'interno della Sala Ghisleri dell'Academia Montis Regalis e nella Chiesa della Missione, in Piazza Maggiore.
Ogni minuto, ogni mezz'ora e ogni ora le casse presenti nella stazione di Breo e Piazza diffondono queste composizioni originali mescolandole ai suoni delle campane di Mondovì, del mercato del sabato e della lavorazione delle ceramiche.

Francesco Medda, torre civica Mondovi' (foto Matteo Rubbi).

Il risultato è un orologio atipico, che segna le ore attraverso i suoni e i rumori della città, e che accompagna l'attesa di chi ogni giorno usa la funicolare di Mondovì.
L'opera è stata pensata appositamente per la città e vuole essere un omaggio ai suoi innumerevoli orologi meccanici e solari, alle sue campane, alle sue ceramiche, al suo paesaggio sonoro.
Il progetto è stato realizzato grazie al Comune di Mondovì e all'Associazione Marcovaldo.
Si ringraziano per la gentile collaborazione la Fondazione Museo della Ceramica di Mondovì, l'Academia Montis Regalis, Tonino Rizzi, Luisa e Gianni Rovea.



Schema per l'orologio (snapshot Francesco Medda)
















English

One year in Mondovi'. Muzette and the Clock of the funicular
 
Mondovi' (Piedmont) 2014/2015 one year, two projects, both with a close engagement with the history, culture and people of the area.

First was MUZETTE, an a re edition of a classic from Baroque music by
Marin Marais (1656-1728), performed by me and Roberto Bevilacqua with a "Viola da gamba" a reconstruction of the original instrument from that period, and a percussion set made by ceramics from the museum's collection.
The result was an archaic dance, an atonal/polyrhythmic storm.
The performance took place at the Social reading circle of Mondovi' and became a video (soon on line) shooted, directed and mounted by Leonardo Chiappini.
 With "Orologio della funicolare" (clock of the funicular), in collaboration with Matteo Rubbi (visual artist) and Francesco Medda (musician) we set up a real clock for the most typical transport of the city, the funicular.
From the opening to the closing, hours, half hour and minutes are audible to the passengers that are waiting in the two stations. What makes this clock special is that the sounds are taken from the ceramics, that play a crucial role in the city's culture, and the local soundscape.
"[Orologio della funicolare is a] Concert for ceramics, churches, bell towers and soundscapes of Mondovi'


img 1 lanscape of Mondovi' from the civic tower (ph. Matteo Rubbi).
img 2 MUZETTE film still (ph. Leonardo Chiappini).
img 3 Orologio della funicolare, from the recordings session, Chiesa della Missione, Mondovi' (ph. Francesco Medda).
img 4 Francesco Medda during field recordings (ph. Matteo Rubbi).
img 5 plan for the clock (snapshot by Francesco Medda).

martedì 20 maggio 2014

giovedì 20 marzo 2014

DARK SIDE OF SULCIS, Tratalias & Montessu

=)

Bondage

Deo no isco sos carabineris






Grattini/Tickle

Mettete i fiori nei vostri fori/Put flowers in your gun holes

Montessu

Paparazzi



giovedì 21 novembre 2013

IMMIGRANT SONGS, Temporary Storing, Cagliari


Immigrant songs











I nomadi tradizionalmente studiati dagli etnologi possiedono il senso del luogo e del territorio, il senso del tempo e del ritorno.” 
Marc Augè
Qua si parla di flussi migratori, di quelli dove ad ogni passo di terra conquistata si ricontratta la propria appartenenza e si mette in gioco l’identità propria e dell’altro / altrove. Per poi ripartire, di nuovo, nel flusso. E così ancora ed ancora. Immersi in correnti sommerse che mano a mano diventano più familiari. 

 
Truck, us "No mi giudichis/ No mi cumentis"











Cosa rimane di tutti questi spostamenti? Tutti i chilometri e le contrattazioni, tutti i compromessi e le strade battute rimangono registrate sul terreno, nelle parole e nei suoni di chi ha percorso il cammino. Una costruzione lenta e personale che da spazio geografico diventa spazio vissuto.
Questi spostamenti lasciano tracce nell’accumulo e restituzione di gesti, forme, parole/suoni.

 
Something in the forest
 

















C’è stato un periodo eroico, non troppo tempo fa, nel quale si voleva riconfigurare il limite oltre l’atmosfera terrestre. Tutto quello che ci rimane è una foto di un puntino blu pallido scattata a qualche milione di km da qui. La nostra ultima migrazione. Un sogno collettivo a forma di un juke boxe dorato, ora oltre la nube di Oort. L’ultimo esploratore senza meta, per ora.

 
Golden plate









 


Google Earth è un palliativo.
Nel mio lavoro c’è sempre una distinzione forte tra l’utilizzo di un medium e l’effettiva esperienza attraverso di esso.
Io non lavoro col suono, io suono.
Io non viaggio, migro.
Quindi non ricordi di viaggi, ma il terreno conquistato attraverso il viaggio, forse...  un nuovo lessico nato nello spostamento.

Mi piace considerare le mie opere come frammenti di una civiltà in viaggio, la mia storia personale come quella di un popolo, assemblata attraverso le esperienze e gli incontri. 
Coidanas romagnole














Alessandra Casadei, Carlo Spiga.

Ocru / Oricra - Occhio / Orecchio

óciu, oclu, olícra, orícia,
ocru, ógiu, oricla, oricra,
oglu, ogru, origa, orígia,
ogu, oju, orija, origra,
orcu, oxu orixa, ulicra.

Il progetto ha lavorato sulla creazione di un cortocircuito, due soggetti in interazione: Carlo Spiga e Fabio Calzia mettono in discussione loro stessi invertendo i propri ruoli. Da una parte l’artista formatosi dalla pittura per approdare ad esperienze sonore e performative. 
Dall’altra lo scienziato dei suoni che, dopo una formazione come musicista, ha sviluppato il metodo di indagine musicologica e antropologica nel percorso accademico, mantenendo un personale interesse per le arti visive sotto lo pseudonimo di Hitekazu (gioco di parole sardo nipponico per "Ma che cazzo"). 
L’inversione dei ruoli, ossia il racconto del mondo dell’altro attraverso i suoi canali ha come risultato la produzione di un’etnografia illustrata e performata, un racconto dell’esperienza di Spiga come apprendista etnomusicologo accompagnata dai disegni di Calzia, frutto di un periodo di training come studente di disegno.
Un detour dalle rispettive competenze che diventa funzionale al percorso stesso.

Eng.
Ocru / Oricra - Eye / Ear 
The project  works on a short circuit, two subjects in interaction: Carlo Spiga and Fabio Calzia challenge themselves by reversing their roles. On one hand, the artist trained in painting.
On the other hand the scientist of sound that, after training as a musician, developed the method of investigation in musicology and anthropology through an academic career, maintaining a personal interest in the visual arts under the nickname of Hitekazu (fake japanese-sardinian word for "what the fuck").
The reversal of roles has resulted in the production of an immaginary, illustrated ethnography, a tale of the apprentice ethnomusicologist Spiga, accompanied by drawings of Calzia.

giovedì 14 marzo 2013

Pale blue dot




















Durante il suo viaggio, a milioni di chilometri dalla terra, la sonda Voyager 1 si volta e scatta una foto. A quella distanza in nell'abisso nero, si scorge solo un timido puntino blu, la Terra. In quel tremolio fluttuante azzurro c’è tutto.
"Look again at that dot. That's here. That's home. That's us. On it everyone you love, everyone you know, everyone you ever heard of, every human being who ever was, lived out their lives.”
[Carl Sagan, 'Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space']

Potendo ingrandirlo torneremmo ad immergerci nel caos familiare dei segni, dei suoni, delle esperienze. Allontanandoci ecco l'indefinito, l'astratto, seppur tremendamente preciso nella sua estrema sintesi.
Un’amicizia può essere raccontata nello stesso modo: concentrandoci sui particolari o l’insieme o le due cose simultaneamente. Raccontare un’amicizia attraverso un concerto ed un canale su youtube nel quale condividere le proprie idee su cosa proporre al pubblico.
Una scaletta di cover ma smontate, ingrandite e così sfocate da essere al limite della riconoscibilità. Esperienze personali ed artistiche si addensano in più punti dello spazio e del tempo.

(english below)









PBD prove/rehearsal @ Berlin - Island: empirical survey on an heritage Lazzaretto Sant'Elia, Cagliari





















"Something in the forest"

























"Reich's forest"




















Pale blue dot

During his trip, a million miles from the earth, the Voyager 1 spacecraft turns and takes a picture. At that distance in the black abyss all you can see is a timid blue dot, the Earth. In that floating flickering blue there's all.

"Look again at that dot. That's here. That's home. That's us. On it everyone you love, everyone you know, everyone you ever heard of, every human being who ever was, lived out their lives.”
[Carl Sagan, 'Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space']

To zoom back in, we will plunge again into familiar chaos of signs, sounds and experiences. Departing again, looking from afar, there is the indefinite, the abstract, albeit tremendously clear in its entirety.

A friendship could be told in the same way: by focusing on the particular details or the whole or the two simultaneously. A friendship is narrated through a concert and a Youtube channel where  ideas and expermiments are shared.

You find a number of cover songs; but dismantled, enlarged and so blurred that they are at the limits of recognisability.  Personal and artistic experiences assemble in several points of space and time.

Pale blue dot

Carlo Spiga: vocals, guitar, percussion, Launeddas.

Stella Veloce: vocals, cello, guitar, percussion, loop station.